martedì 6 novembre 2012

"Iniziazione" (racconto)







Ricordo con nitidezza il giorno della mia iniziazione. Avevo 11 anni, mio padre, al quale ero molto affezionato, mi aveva portato con sé sui campi di caccia. Era solito farlo di frequente, io sparavo ai fagiani e alle lepri con una piccola carabina flobert illudendomi di averli colpiti. Lui e i suoi amici riempivano le auto di volatili morti che poi venivano donati alla polleria sotto casa. Quel giorno di novembre una nebbia pudica ricopriva le morbide colline del basso Piemonte. La battuta era stata memorabile: decine e decine di capi stavano appesi in bella mostra sullo steccato di fronte alla casa di caccia. Mentre gli adulti si profondevano nel rituale gioioso del pranzo e delle bevute, io mi defilai annoiato per esplorare il granaio vicino all’edificio padronale. Appena sulla soglia un gridolino femminile mi turbò e allo stesso tempo mi attrasse. Feci due passi avanti e incontrai lo sguardo delizioso di una ragazzina poco più grande di me.Era mora, gli occhi scuri guizzavano come pesci nella luce complice dell’autunno. Accanto a lei una ragazza più grande, sedicenne almeno, dal seno prosperoso e dalle movenze smaliziate, mora pure lei. Le due stavano disegnando un approssimativo nudo maschile sul pavimento di cemento. Le avevo colte nell’intimo. Trascorsero alcuni istanti di smarrimento, durante i quali i pensieri e le occhiate si sprecarono, poi la maggiore si mosse con calma verso di me e mi prese per mano. Mi fece sedere alla destra dell’amica e, a sua volta, si accovacciò alla mia sinistra. “Come ti chiami?” mi domandò con voce suadente accostando le labbra al mio orecchio. “M.” risposi io, timido ma tranquillo. Potete non crederci ma ero a mio agio, è innegabile. In mezzo a quei due corpi tiepidi ci stavo come sotto le coperte del letto di casa. Fuori faceva freddo, l’umido ti entrava sottopelle e non dava scampo.Un altro tipo di brivido mi colse quando la bocca della ragazza si riaccostò al padiglione; la strega aveva scatenato l’incantesimo. “Io mi chiamo Simona e lei è la mia compagna di giochi Alessandra.Vuoi giocare con noi?” domandò la strega con tono soffuso. Annuii. Le parole non sarebbero servite a nulla. Le due ragazze si guardarono negli occhi per un breve lunghissimo istante irrorando l’ambiente di segrete complicità. Simona si alzò e diresse a passo lento verso uno scaffale pieno di ragnatele che conteneva alcuni bottiglioni da vino vuoti. Ne prese uno e tornò a sedersi vicino a me. “Conosci il gioco della bottiglia, M.?” Feci cenno di no con la testa. Le parole non interessavano a nessuno. “Bene, mettetevi in cerchio” Ingiunse la strega con fermezza indiscutibile. Ci staccammo da quel caldo abbraccio a tre e prendemmo posizione uno di fronte all’altro. Avrei dovuto essere agitato, avrei dovuto sentire il cuore scoppiare in petto, avrei dovuto avere voglia di fuggire. Invece provavo una sorta di pacificazione, come se quel momento lo avessi già vissuto e non vedessi l’ora di viverlo nuovamente. La bottiglia girò, girò come gira la terra, come le lancette dell’orologio girano sul quadrante, come gira in eterno il tempo. Ed io vidi nel verde coccio rutilante i volti di incantevoli odalische, di meravigliose Salomé di carta, di incredibili danzatrici egizie... “M. tocca a noi due!” ruppe il sogno Simona. La scrutai,prigioniero del mistero che mi era misteriosamente noto. Simona avvicinò le sue labbra alle mie; chiusi gli occhi perché sapevo che era così che dovevo fare; percepii il tepore della sua bocca sulla mia, assaporai ogni dettaglio della sua lingua che separava le mie labbra, entrava e bagnava di saliva altra saliva. Udii il fruscio delle sue papille che sfioravano delicatamente le mie, poi con più forza e con più forza ancora...Mi abbandonai a un bacio cosmico, universale e mi accorsi che stavo baciando il destino mentre coglievo l’essenza della femminilità. In lei c’erano i baci di tutte le donne del mondo, di tutte le femmine che erano esistite fino a quel momento. Ad un certo punto Simona si scostò, con garbo, quasi con rammarico: I suoi occhi esprimevano stupore e dolcezza allo stesso tempo. “Ma...ma tu quanti anni hai?” mi chiese. Alzai le mani e mostrai le dieci dita, chiusi e aggiunsi il pollice. Le parole si erano perse in quel lungo bacio. “E’...come dire, strano. Baci come un...un...un uomo adulto.” Alessandra irruppe smaniosa. Chiedeva la sua parte. E così fu. La baciai a lungo, la mia lingua divenne padrona della sua bocca e lei cominciò a mugolare. Poi la bottiglia girò ancora una volta, poi un’altra e un’altra ancora. Ci baciammo di nuovo a turno, le baciai insieme, loro si baciarono tra loro. Era impossibile smettere. Una fluida magia si era impossessata di noi. Ad un certo punto Simona si tirò su il maglione e mi mostrò il seno, con un gesto così naturale che io mi chinai, suo schiavo, a baciarle i capezzoli. A quel punto la strega fece scivolare una mano sui miei calzoni da caccia di fustagno, tirò giù la cerniera e... Uno sparo seguito da un urlo agghiacciante fermò la sua mano, riverberò nel tempo. Mi precipitai sulla porta: uno dei cacciatori si era scaricato il fucile in un piede e ora giaceva per terra in una pozza di sangue, attorniato da mio padre e dagli altri amici. Con il cuore trepidante feci ritorno sui miei passi; ma l’interno dell’edificio era vuoto, delle due ninfette neanche l’ombra. Il bottiglione dei nostri odorosi giochi brillava sul cemento, unica traccia rimasta dell’evento meraviglioso che mi aveva rivelato a me stesso. Poi arrivò l’ambulanza, si portò via il malcapitato e il rituale buonumore dei cacciatori. Mio padre mi spinse a forza sulla sua Giulietta 1006 blu aviazione e tornammo a casa, entrambi abbacchiati e silenziosi per motivi differenti. I primi giorni dopo l’accaduto soffrii moltissimo. Mi ero innamorato e di tutte e due, della giovane e di quella più grande. In seguito, la benevola e incostante musa dell’adolescenza cancellò il bruciore. Mi rimase la fragrante prosopopea del ricordo. E l’inconscia certezza di aver trovato la mia strada. Non vidi mai più Simona e Alessandra. Dopo quella volta non tornammo in quella riserva di caccia; fu per scaramanzia, disse mio padre.Mesi dopo venni a sapere che Simona era la figlia del fattore incaricato di gestire la casa di caccia della tenuta e Alessandra la sua affezionata cuginetta.

Maurizio

Ricordando De Chirico

 

 Giorgio De Chirico nasce il 10 luglio 1888 a Volos, in Grecia, da Gemma Cervetto, nobildonna genovese, ed Evaristo, ingegnere impegnato nella costruzione della linea ferroviaria AteneSalonicco. Nel 1891 nasce il fratello Andrea, che assumera' dal 1914 lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attivita' di musicista, letterato e pittore. Trasferitosi con la famiglia ad Atene nel 1899, dal 1903 al 1906, frequenta il corso di disegno della sezione Belle Arti presso il Politecnico sotto la guida del professor Jacobidis, docente dell'Accademia di Monaco. Qui si esercita nella copia in bianco e nero di calchi di sculture greche e romane. Interrompe gli studi a causa della morte del padre (1905) e della conseguente decisione della madre di lasciare la Grecia. Alla fine dell'agosto del 1906 la famiglia de Chirico (madre, Giorgio e il fratello Andrea) e' in Italia soggiornando a Firenze e, poi a Venezia e Milano, e visitando musei e gallerie d'arte. In autunno si trasferiscono a Monaco di Baviera, dove il giovane Giorgio frequenta per circa due anni l'Accademia di Belle Arti, formando la propria personalita' d'artista sui testi pittorici di Bocklin e Klinger e sugli scritti filosofici di Schopenhauer, Nietzsche e Weininger. Nel 1908 trascorre quattro mesi in Italia, dove sono ritornati la madre ed il fratello Andrea che segue studi musicali. Dipinge le sue prime tele sotto l'influenza di Bocklin (ll Centauro ferito, La battaglia tra Opliti e Centauri, etc.).
1910. Andrea parte per Parigi, mentre Giorgio raggiunge la madre a Firenze, dove rimane per circa un anno. Egli stesso ha scritto che allora il suo periodo bockliniano era terminato, e iniziava a dipingere soggetti ove cercava di tradurre quel sentimento misterioso e potente scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia delle belle giornate d'autunno, il pomeriggio nelle citta' italiane. In effetti quadri come Enigma di un pomeriggio d'autunno, L'enigma dell'oracolo e, anche, il ritratto del fratello, datato 1910, fondano le citazioni di Bocklin in un'atmosfera che prelude alle piu' tarde Piazze d'ltalia.
1911. Raggiunge, con la madre, il fratello Andrea a Parigi, dove rimarra' fino al 1915. Durante il viaggio si fermano qualche giorno a Torino, dove era la casa in cui si era manifestata la foilia di Nietzsche, e 1' ambiente architettonico della citta', come già quello di Monaco e quello di Firenze, esercita una profonda suggestione dell'immaginario di de Chirico. Il 14 luglio arrivano a Parigi. Qui la sua pittura, che finora ha elaborato le suggestioni dei pittori tedeschi da lui amati, si sviluppa in linguaggio autonomo. Dalla nostalgia dell'ltalia e dal concetto di Stimmung ("I'atmosfera del senso morale") nasceranno le ulteriori prove metafisiche.
1912. Su consiglio di Apollinaire e dietro segnalazione di Pierre Laprade, partecipa al Salon d'Automne esponendo tre tele: una Piazza d'ltalia, un Autoritratto e L'enigma dell'oracolo, che ottengono un buon successo di critica.
1913. All'inizio dell'anno e' presente con tre opere al Salon des Indipendants e poi, con quattro opere, nuovamente al Salon d'Automne. Apollinaire parla dei "paesaggi metafisici" di de Chirico in articoli pubblicati in "Les Soirees de Paris". Incontra Pi casso, Derain, Brancusi, Braque, Leger, e si immerge nello studio di Schopenhauer.
1914. Espone tre opere al Salon des Indipendents. Frequenta l'ambiente artistico e letterario dell'Ecole de Paris con il fratello che e' musicista molto apprezzato, e viene riconosciuta l'assoluta originalita' ella sua visione, immune da ogni influsso del le tendenze artistiche dominanti. Dipinge il ritratto di Apollinaire, noto come L'homme-cible. Ardengo Soffici scrive di lui su "Lacerba". Atraverso Apollinaire, conosce Paul Guillaume, giovane mercate che si interessa della sua opera. Nell'abbondante produzione di questi anni de Chirico inventa ed elabora con straordinaria fantasia temi di misteriosa magia poetica: visioni architettoniche, piazze d'ltalia, statue solitarie, oggetti assurdamente avvicinate di inquietanti manichini. Real izza le sue prime nature morte.
1915. In estate viene richiamato in Italia per lo scoppio della guerra. Passa la visita a Firenze e viene destinato al 27 reggimento di fanteria di stanza a Ferrara. Riconosciuto il suo cattivo stato di salute, puo' svolgere un lavoro ausiliario e continu are a dipingere.
1916-17. L'impressione prodotta dall'ambiente urbano ed architettonico della citta' di Ferrara e' fondamentale per lo sviluppo della sua visione. Qui dipinge capolavori come Le muse inquietanti, Ettore e Andrmaca, 11 Trovatore e una serie di interni metaf isici. L'influenza del suo mondo poetico e' determinante per l'opera di Carlo Carra', suo compagno all'Ospedale militare dal gennaio alla primavera del 1917. Oltre a Savinio, pure soldato nella stessa citta', partecipa a frequenti discussioni artistiche a nche Filippo de Pisis. Insieme danno vita alla breve stagione della "Pittura metafisica".
1918-19. Nell'inverno viene trasferito a Roma, dove alloggia con la madre al Park Hotel. Dipinge, fra l'altro, il doppio ritratto suo e della madre. Frequenta i musei d'arte antica, in particolare quello di Villa Borghese, dove copia Lorenzo Lotto, ed ha la grande rivelazione della grande pittura davanti a un quadro di Tiziano. Collabora alla rivista di Mario Broglio "Valori Plastici" con articoli di notevole interesse teorico. Frequenta i letterati e gli artisti facenti capo alla riviata "La Ronda". Dopo aver partecipato con Carra' ad una mostra nelle sale del giornale "L'Epoca", organizza una personale nella Galleria di via Condotti di proprieta' dei fratelli Bragaglia con opere del periodo metafisico di Ferrara. Per l'occasione scrive Noi metafici e "Valori Plastici" pubblica un volume in cui sono riprodotte dodici sue opere commentate da giudizi critici di illustri scrittori ed artisti, tra i quali Apollinaire, Blanche, Carra', Papini, Raynal e Soffici. Andre' Breton recensisce entusiasticamente l a mostra sulle pagine di "Litterature" ed entra in contatto epistolare con de Chirico.
1920-23. De Chirico divide il suo tempo tra Roma,Firenze e Milano. Collabora con la rivista "La Ronda", sulla quale pubblica l'articolo intitolato Classicismo pittorico, in cui esprime la sua ammirazione per Ingres e si dichiara fedele al disegno quale fo ndamento della grande arte classica. Nella sua pittura, infatti, si fa sempre piu' sentire una originale e romantica interpretazione della classicita' e un interesse per la tecnica degli antichi Maestri rinascimentali. Il pittore russo Nicola Locoff lo in izia ai segreti della tempera grassa verniciata. Nel 1922 scrive una significativa lettera a Breton sull'importanza del "mestiere" per un pittore e sui segreti della tecnica. Dipinge le serie delle Ville romane, dei Figliol prodigo, degli Argonauti e real izza una nuovo gruppo di nature morte. Rielabora, all'interno del nuovo spirito e della nuova tecnica, motivi metafisici degli anni precedenti. Espone a Berlino in una mostra organizzata da "Valori Plastici". Inoltre, nel 1921 tiene una personale a Milano , presso la Galeria Arte, suscitando scandalo; nel 1922 espone alla Fiorentina Primaverile e cinquantacinque quadri a Parigi, da Paul Guillaume; nel 1923 alla Biennale romana, visitata da Paul Eluard che gli acquista diversi dipinti.
1924. Partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e compie un breve viaggio a Parigi in occasione della messa in scena al Theatre des Champs-Elysees del balletto La giara di Pirandello, con musiche di Alfredo Casella, di cui ha realizzato scene e costumi. Conosce Raissa Gurievitch Krol, un'attrice russa del Teatro degli Undici fondato da Pirandello, e la sposa durante l'anno.
1925. Si stabilisce con Ralssa, che studia archeologia, nella capitale francese, avendo firmato un contratto con la galleria "L'effort moderne" di Leonce Rosenberg e lavorando assiduamente con il mercante Paul Guillaume. I Surrealisti, che lo avevano elet to loro maestro, lo dichiarano morto nel 1918 e conducono un vero e proprio ostruzionismo verso la sua recente produzione. Alcune sue opere metafisiche sono comunque presenti alla prima mostra del gruppo surrealista alla galleria Pierre ed alcune sue comp osizioni poetiche del 191 1-13 vengono pubblicate nel n. 5 della "Revolution Surrealiste".
1926. Allestisce una personale con trenta dipinti alla Galleria Paul Guillaume di Parigi, presentato dal collezionista di Filadelfia Albert C. Barnes, che acquistera' molte sue opere. La rottura con il gruppo surrealista sembra definitiva: de Chirico avversa tutto quanto e' moderno e surrealista e sul n. 7 della "Revolution surrealiste" Breton lo definisce un "genio sprecato". Incomincia ad esporre in Italia e all'estero con il gruppo del Novecento italiano, accumunandolo a questa tendenza il "desiderio classico" insito nella sua pittura ("Pictor classicus sum").
1927. Altre mostre a Parigi, nuovamente da Paul Guillaume e alla Galleria Jeanne Bucher. Esce la monografia di Roger Vitrac edita a Parigi da Gallimard. I temi degli Archeologi, dei Cavalli in riva al mare, dei Gladiatori, dei Mobili nella valle, dei Bagni misteriosi, ampliano il suo repertorio poetico.
1928. Prima personale a Londra. Nella collana "Arte moderna" di Vanni Scheiwiler esce a Milano la monografia di Roger Vitrac. Jean Cocteau pubblica Le Mystere Laic-Essai d'etude indirecte, dedicato alla pittura di de Chirico ed illustrato da litografie dell'artista. Si tratta della prima analisi in chiave poetica dela sua opera dopo quelle di Apollinaire e di Breton. Intanto la polemica con i Surrealisti raggiunge il suo acme. Quando in febbraio de Chirico inaugura da Rosenberg una mostra di quadri recenti d'impronta classicheggiante, i Surrealisti allestiscono nella loro galleria una esposizione intolata Opere antiche di Giorgio de Chirico, con dipinti metafisici, in buona parte provenienti dalla collezione personale di Breton. Per l'occasione Louis Aragon scrive nel relativo catalogo una ironica prefazione dal titolo Le Feuilleton change d'Auteur. In marzo le due mostre vengono inaugurate a Bruxelles. Andre' Breton pubblica Le Surrealisme et la peinture, esaltando le opere dechirichiane anteriori al 1918 e condannando quelle successive. L'arte di de Chirico e' comunque riconosciuta dai massimi artisti dadaisti e surrealisti (Ernst, Tanguy, Magritte, Dalì, etc.) quale fonte delle loro ricerche e creazioni. Anche gli artisti tedeschi della "Nuova oggettivita'", del "Realismo magico e del Bauhaus ne sono profondamente influenzati. Anche le opere più recenti cominciano comunque ad ottenere favorevoli consensi critici e sono oggetti di studio da parte del critico George Waldemar. De Chirico pubblica il Piccolo trattato di tecnica pittorica e realizza il frontespizio per la raccolta di poesie di Paul Eluard Defense de savoir.
1929-30. Pubblica in francese il suo romanzo Hebdomeros, le peintre et son genie chez l'ecrivain. A Montec arlo realizza scenari e costumi per il balletto Le bal di Rietti, messo in scena da Serge Diaghilev. La crisi del 1929 crea una situazione difficile per il mercato dell'arte e de Chirico decide di ritornare definitivamente in Italia, fissando la propria dimora a Roma. E' con lui Isabella Pakszwer Far, che, mentre il suo matrimonio era in crisi, ha conosciuto a Parigi proprio alla vigilia della partenza e che restera' al suo fianco per tutto il resto della vita. Intanto l'artista prosegue la ricerca avviata sui valori plastici, il preziosismo cromatico e la qualita' della materia pittorica. Partecipa a molte mostre internazionali. Esce Calligrammes di Apollinaire illustrato da litografie di de Chirico.
1931-32. E' a Milano dove espone con successo alla Galleria Barbaroux. Espone anche a Praga, presentato da Carlo Carra', a Bruxelles ed in altri paesi europei. Partecipa alla Biennale di Venezia ed espone a Firenze nella Galleria di Palazzo Ferroni, tenuta dall'antiquario Luigi Bellini.
1933. Realizza scene e costumi per I puritani di Bellini al Maggio Musicale fiorentino ed esegue un grande murale con la tecnica della tempera all'uovo (in seguito distrutto) per la Triennale di Milano. Espone a Genova con Francesco Messina.
1934. Rientra a Parigi ed esegue le litografie per Mythologie di Jean Cocteau. Tristan Tzara ed i Surrealisti tentano una lettura in chiave psicanalitica del dipinto L'enigma di una giornata e la pubblicano sul n. della rivista "Le Surrealisme au service de la Revolution".
1935-45. Dopo che la Quadriennale romana gli aveva dedicato una sala, si reca a New York dove rimane per diciotto
mesi, ospite di Barnes a Merion, nei pressi di Filadelfia. In ottobre presenta una serie di opere datate 1908-1918 presso la galleria di Pierre Matisse ed ottiene un buon successo di pubblico e critica. Prende po parte alla mostra del Museo of Modern Art di New York dedicata all'Arte fantastica, Dada e Surrealismo. Nel giugno del 1936 muore sua madre. Dal 1939, anno in cui lavora per il Covent Garden di Londra, al 1942, quando le sue opere presenti nella sala personale della Biennale veneziana vengono definite "barocche", vive prevalentemente a Milano. Allestisce mostre a Torino, Milano e Firenze. Dipinge ormai tele naturaliste ed esegue numerosi ritratti . S'interessa alla scultura in terracotta e traduce nella terza dimensione i suoi personaggi preferiti: Ettore e Andromaca, Archeologi, etc. Illustra l'Apocalisse e si ritrae per la prima volta con un costume d'epoca alludendo alla continuita' con la tradizione. Nel marzo del 1941 allestisce la sua prima esposizione di sculture alla galleria Barbaroux di Milano. Trascorre gli anni della guerra tra Milano, Firenze e Roma, dove poi si stabilisce di nuovo in maniera definitiva. 1945. Esce in italiano l'autobiografia Memorie della mia vita, cui fa seguiito il libro scritto con Isabella Commedia dell'Arte Moderna. La stessa Isabella cambia il titolo dei dipinti di de Chirico da Natura morta a Vita silente. Nel secondo dopoguerra si fanno più frequenti gli impegni dechirichiani con il teatro lirico: collabora con il Teatro Comunale di Firenze, I'Opera di Roma e il Teatro alla Scala di Milano; s'intensifica in questo periodo anche l'attivita' grafica dedicata all'illustrazione.
1946-47. Scoppia uno scandalo: I'artista dichiara falsi i dipinti degli anni '20 e '30 facenti parte della retrospettiva organizzata preso la gallleria Allard di Parigi. Disegna le scene per il balletto Don Giovanni di Strauss. 1948. La mostra sulla pittura metafisica allestita alla Biennale di Venezia suscita una forte reazione polemica da parte dell'artista, che contesta la scelta delle opere e fa causa alla Biennale. E' profondamente infastidito dallo spaventoso numero di opere false e, soprattutto, dall'atteggiamento della cultura artistica internazionale che tende a "beatificare" il momento metafisico ai danni dell'ulteriore svolgimento del lavoro, proseguendo così nella posizione inaugurata dai surrealisti.
1949. Mostra personale di oltre cento quadri alla Royal Society of British Artists di Londra, della quale e' stato eletto membro nell'anno precedente. Contemporaneamente, la London Gallery espone deliberatamente solo sue opere metafisiche. Le opere dell'esposizione alla Royal Society saranno in seguito presentate a Venezia in contrapposizione con quelle selezionate per la rassegna organizzata dalla Biennale. Continua a dipingere contemporaneamente opere di atmosfera metafisica e di impianto tradizionale. Italo Faldi pubblica 11 primo de Chirico, che Carlo Ludovico Ragghianti recensisce con un importante articolo.
1950. Ancora arrabbiato, de Chirico organizza con la Società Canottieri Bucintoro di Roma una rassegna di pittori realisti in chiave anti-Biennale. 1952-54. Muore il fratello Andrea (Alberto Savinio). D'ora in avanti de Chirico portera' una cravatta nera in segno di lutto. Organizza a Venezia una serie di mostre personali che sono qualificate come manifestazioni contro la modernita'.
Nel 1953 Isabella termina il primo studio sull'opera di de Chirico.
1955-60. Mostra del suo periodo metafisico al Museum of Modern Art di New York. Ritorna periodicamente ai suoi temi metafisici, pur continuando a dipingere nature morte, paesaggi, ritratti ed interni in costante opposizione con le tendenze dell'arte contemporanea. Partecipa alla Quadriennale di Roma. Viene pubblicata l'importante monografia di James Thrall Soby.
1961. Espone alla Galleria La Barcaccia di Roma, presentato da Fortunato Bellonzi.
1964-65. Mostra a Torino alla Galleria Gissi con opere del periodo 1920-30, presentata da Luigi Carluccio. S'interessa nuovamente di scenografia e comincia a dedicarsi alla pratica della scultura in bronzo che coltiverà per tutta la seconda meta' degli anni '60. I temi trattati appartengono al repertorio mitologico. Più tardi queste sculture verranno realizzate anche argentate e dorate e de Chirico le trasformerà in gioielli. Illustra I promesi sposi di Alessandro Manzoni. La sua opera comincia ad essere apprezzata nella sua globalita'.
1968. Mostra alla Galleria Jolas di Milano di opere composte su nuovi temi metafisici. Escono due monografie di Isabella Far. Si dedica in particolare alla litografia e illustra la traduzione di Salvatore Quasimodo di brani dell'lliade.
1969-1971. Esce il catalogo della sua opera grafica. Per l'occasione la Galleria La Medusadi Roma inaugura una rassegna della sua produzione grafica recente. Disegna le illustrazioni per Auf der Galerie di Franz Kafka. Viene allestita la sua prima grande antologica presso le sale di Palazzo Reale a Milano. Si tratta di 180 opere, fra dipinti, disegni e sculture, datate fra 1909 e 1970. Presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara si apre la mostra I de Chirico di de Chirico, trasferita l'anno seguente a New York. Viene pubblicato il primo volume del catalogo generale dei suoi dipinti.
1974. Crea le illustrazioni del suo romanzo Hebdomeros. Prende avvio la mostra itinerante De Chirico presenta de Chirico, che verrà ospitata presso i più importanti musei giapponesi.
1975. Viene nominato Accademico di Francia ed espone al Museo Marmottan.
1976. Ottiene la Croce di Grande Ufficiale delle Repubblica Federale Tedesca. Mostre a Bruxelles, Londra e New York.
1977. Inventa delle nuove illustrazioni per l'Apocalisse, da realizzarsi, questa volta, con la tecnica della litografia a colori. Mentre la riabilitazione dal punto di vista critico si può dire totale, I'ultimo periodo della sua vita risulta turbato da una serie di questioni giudiziarie che egli stesso aveva intentato per cercare di arginare il fenomeno dei falsi.
1978. Esposizione di disegni a Roma, I'ultima con l'artista vivente. In occasione dei suoi 90 anni, la galleria Artcurial di Parigi organizza una rassegna intitolata De Chirico di de Chirico diversa di quella di Ferrara e New York. Muore a Roma il 20 novembre al termine di una lunga malattia.

mercoledì 31 ottobre 2012

I fratelli Lumiére e la nascita del cinema



Auguste e Louis Lumière sono i due ingegneri francesi che inventarono il processo cinematografico e diedero vita alla prima proiezione pubblica, nel 1895. Primi registi della storia, hanno suscitato un interesse che ha portato alla nascita del cinema così come lo conosciamo. 
I fratelli Lumière sono generalmente considerati gli inventori del cinema. Alla fine del XIX secolo però, altri inventori geniali avevano scoperto dei procedimenti per proiettare immagini o fotografie animate. In Francia, il Prassinoscopio attirava un pubblico numeroso al teatro Grévin. Negli Stati Uniti, Thomas Edison tentava di imporre il Kinetoscopio.
Questi apparecchi però non incontrarono lo stesso successo del Cinematografo presentato dai fratelli Lumière il 28 dicembre 1895 al Grand Café, a Parigi. Questo apparecchio, capace di girare, sviluppare e proiettare una pellicola, fu immediatamente considerato superiore a tutti gli altri.
Dirigenti di una fabbrica di prodotti fotografici, abituati ai cliché della vita quotidiana, i Lumière sperimentarono il loro apparecchio filmando il proprio entourage. Nacque così L'uscita dalle officine Lumière, la loro opera prima ed è ancora possibile visitare il luogo dove è stata girata, tutt’ora consacrato al cinema: la Cineteca di Lione.
I fratelli Lumière girarono una dozzina di film, tra i quali L'innaffiatore innaffiato, piccola scenetta nella quale un giovane si diverte alle spese di un giardiniere e L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, che spaventò gli spettatori, che pensarono che una reale locomotiva stesse arrivando loro addosso.